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lunedì 30 marzo 2015

Intervista a Giacomo Festi, autore di Doppio Singolo

Buongiorno! Iniziamo la settimana con un’altra intervista, questa volta dedicata a Giacomo Festi, autore esordiente, che ha già all’attivo diverse pubblicazioni, di cui qualche giorno fa ho segnalato l’ultima, un romanzo Horror/Fantasy, intitolato Doppio Singolo. Giacomo, oltre che scrittore, s’interessa anche di Cinema, curando un bellissimo blog, che seguo io stessa, costantemente aggiornato, riguardante le sue impressioni e le sue visioni cinematografiche. Analisi approfondite sempre con un pizzico di ironia che lo contraddistingue!

Date un’occhiata al suo blog Recensioni ribelli.


Ciao Giacomo, grazie per aver accettato questa intervista.



1- Raccontaci del tuo amore per la scrittura, quando è nato e quando hai iniziato a scrivere seriamente.

La passione per le storie ce l’ho da che ho memoria. Tutto è iniziato quand’ero piccolo, coi cartoni animati che guardavo, e mano a mano che crescevo sono andato ad orientarmi su fumetti, libri e mitologia. Quest’ultima per me è stata fondamentale perché mi ha fatto capire una cosa importantissima: l’uomo ha bisogno di storie e senza di esse è perduto - ma lo ammetto, questa frase l’ho rubata a Philip Pullman. E infatti i miti sono proprio questo, delle storie. Storie che l’uomo ha dovuto inventare per spiegarsi cose che altrimenti gli sarebbero rimaste oscure. Basta questo per far capire l’importanza fondamentale di una qualsiasi narrazione. Ma c’è voluto molto tempo affinché iniziassi a scrivere seriamente. Ci ho sempre provato, ma con risultati abbastanza deludenti, perché ero io il primo a non avere bene in mente cosa volevo dire. Ho dovuto aspettare di finire l’Accademia di Sceneggiatura a Torino, dove ho avuto i migliori maestri che potessi desiderare, che in quello strampalato percorso mi hanno aiutato a gestire al meglio delle mie possibilità le storie che mi frullavano in mente.

2- Doppio singolo è il tuo secondo lavoro pubblicato, ma ce ne sono altri due in fase di stampa. Cosa puoi dirci riguardo ad essi, elencando magari tematiche e stile?

Il mio precedente romanzo, Storia di uomini invisibili (pubblicato per la Nativi Digitali Edizioni), parlava di un uomo che, ritrovatosi a dubitare di ogni certezza, finiva col desiderare di diventare invisibile per evitare i giudizi della gente... divenendo poi invisibile sul serio! La storia mi era venuta un mente nel concretizzare una drammatica certezza: siamo tutti invisibili agli occhi degli altri perché coviamo dentro di noi una storia segreta che nessuno conosce. È questo uno dei motivi per cui non amo dare giudizi, perché è proprio quel racconto segreto che custodiamo ad averci fatti diventare quello che siamo e finché non si è a conoscenza di esso, non è possibile esprimere alcunché su chiunque. Ad esempio... è facile condannare una persona che ha commesso un crimine, ma può averlo fatto per qualunque motivo, anche per necessità. Ciò non lo scagiona dalle sue colpe, ma la cosa ugualmente non ci dà il diritto di essere giudici e carnefici. In fase di pubblicazione invece ci sono i romanzi La strana indagine di Thomas Winslow (per la Duetredue edizioni), un racconto abbastanza intricato dove mi sono divertito a mischiare il fantasy con l’hard-boiled, e Vita da Scarabocchio (per la Leucotea edizioni), una storia nata così per gioco e che, a sorpresa, mi sono ritrovato a gestire come vero e proprio romanzo, al di là di qualunque mia aspettativa, quindi la sua pubblicazione mi rende ulteriormente felice.

3- Quali sono gli autori dai quali trai ispirazione?

Posso dire che, come tutti, ho avuto i miei periodi. Una gran fetta di tempo l’ha occupata quello fantasy, iniziato ovviamente con J.R.R. Tolkien e il suo Il Signore degli Anelli, ma che mi ha portato a conoscere autori del calibro di Michael Moorcoock, Ursula K. LeGuin, Robin Hobb, Frank Herbert e David Gemmel. Poi è seguito quello per Stephen King, autore poliedrico che col suo ciclo de La Torre Nera mi ha insegnato che non esistono limiti di sorta circa quello che si vuole fare, perché quella saga è la piena dimostrazione di come si può aderire a un genere contaminandolo (e sperimentando) così profondamente da farlo divenire tutt’altro. Ad oggi, però, penso che se dovessi citare gli autori che preferisco credo che, oltre allo stesso King, sul podio metterei l’immenso Philip K. Dick, insieme a Dennis Lehane, Ernest Hemingway, Fëdor Dostoevskij, Franz Kafka, Richard Matheson e Patrick Süskind. Ma la domanda si fa intricata, perché oltre alla letteratura ho anche la passione per il cinema (gestisco il blog Recensioni ribelli) e i fumetti. Quindi potrei ben affermare che l’ispirazione posso trovarla anche dai film di Stanley Kubrick, David Cronenberg, Woody Allen e Park Chan-wook o dai fumetti di KatsuhiroOtomo, NaokiUrasawa, Alan Moore e Neil Gaiman.

4- Parlaci del tuo ultimo romanzo.

Doppio singolo parla di Paride Vasari, uno scrittore dal carattere scorbutico, che un giorno finisce per trovarsi completamente solo. Cinzia, il suo grande amore, lo ha lasciato per Massimo, l’unico amico che ha mai avuto. Per giunta, il suo secondo romanzo non sta vendendo così bene, quindi il suo editore gli chiede di ritornare sulle orme del suo esordio per incattivirsi nuovamente un pubblico che non accetta di buon grado le novità... ma a complicare ulteriormente le cose c’è il fatto che la disfatta amorosa ha lasciato Paride senza idee, impossibilitandolo a scrivere alcunché.
Le cose cambieranno quando scoprirà, proprio da Cinzia, che Massimo è finito in come e che stava scrivendo un romanzo. Un romanzo che, guarda caso, ha tutte le caratteristiche che gli sono state richieste dal suo editore. Decide così di vendicarsi: ruberà il romanzo a colui che gli ha rubato la donna, mettendo così in atto una terribile vendetta. Ma una volta compiuto ciò, il paranormale entrerà nella sua vita. E pare che sia stata proprio quell’azione a scatenarlo...

5- Quanto c’è di autobiografico nella storia e quali difficoltà hai affrontato nella stesura?

Di autobiografico non molto, almeno in senso letterale, anche perché non ho mai rubato nessun manoscritto e il paranormale non è mai entrato nella mia vita - finora. Penso però che qualunque cosa una persona scriva provenga dai propri trascorsi, da come ha vissuto un certo avvenimento o da ciò che sente dall’ambiente che lo circonda. D’altronde, se non parliamo di noi, di cos’altro dovremmo scrivere? Anche se spero proprio di non essere antipatico come Paride…
Le difficoltà invece sono coincise col dover concentrare tutte le mie attenzioni su un personaggio singolo, dopo le ‘avventure di gruppo’ degli Uomini invisibili. Sembra strano, ma alle volte aver a che fare con un solo personaggio di cui raccontare le gesta è davvero difficile… non smorzare il ritmo e farlo apparire sempre accattivante nonostante si parli di lui in ogni capitolo è davvero difficile!

6- Ossessioni e scoperte interiori fino a sfociare nel macabro e nel soprannaturale.  Com’è nata la storia e quanto tempo hai impiegato a scriverla?

Sembra strano, ma la storia non ha mai avuto una vera e propria genesi. Semplicemente, ricordo di averla sempre avuta in mente, solo che non rammento il momento esatto in cui l’ho ideata. Un giorno però, poche settimane dopo aver pubblicato Storia di uomini invisibili, mi sono detto che forse era il momento di rispolverarla e di metterla su carta, e così dopo due mesi l’ho terminata.

7- L’ironia è l’elemento caratterizzante. Quanto conta nei tuoi romanzi e nella tua vita?

Penso che l’ironia sia un qualcosa di importantissimo perché riesce a spiegare molto di una persona. Il modo in cui un individuo si diverte o le cose (e il modo, soprattutto) che lo fanno ridere sono una sorta di mappa della sua anima. Non per nulla, fra la risata e il riso c’è un’abissale differenza. La risata ha fatto tremare i potenti in più di un’occasione, il riso invece ha permesso agli stessi di controllare le masse. E il vedere come le nostre televisioni siano invase da certo pattume, mi convince sempre più della cosa. Per il resto, l’ironia mi ha aiutato a non prendere molte persone troppo sul serio e, soprattutto, a non prendermi nella medesima maniera. L’ironia la adoro perché non risparmia nessuno. Nemmeno se stessi. D’altronde, nel castello l’individuo più potente alla fine era il giullare, perché poteva ridere del re senza che gli venisse torto un capello.

8- Perché qualcuno dovrebbe leggerlo?

Perché è una storia che lascia i suoi spunti di riflessioni e della quale ho curato in maniera quasi maniacale i dialoghi. Perché Paride è un personaggio che si odia e si ama al contempo.Perché quello del protagonista è un dilemma interiore che quasi tutti hanno provato e quindi c’è la possibilità di rimanere coinvolti dalle sue tribolazioni mentali. Poi è un horror. E si sa che solo le persone molto cattive non amano gli horror! O se non altro, per godere della bellissima copertina di Lorenzo Lanfranconi.

9- Cosa significa per te questo romanzo?

È stato un po’ la prova del nove. D’altronde lo diceva anche CapaRezza che “il secondo album è sempre il più difficile”, quindi l’aver saputo concludere anche di questo percorso mi ha fatto comprendere che questo è ciò che voglio realmente fare nella vita.

10- C’è un libro che avresti voluto scrivere tu?

Tantissimi! Ogni volta che leggo qualcosa che sappia trasmettermi una qualsiasi sensazione, mi dico “dannazione, avrei voluto scriverlo io!”

11- Quali sono i libri che ti hanno cambiato l’esistenza?

Senza dubbio Il Signore degli Anelli di Tolkien, poi a seguire Il profumo di Patrick Süskind, La svastica sul sole di Philip K. Dick, Il signore delle mosche di William Golding, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, Lolita di Vladimir Nabokov e Il Mastro e Margherita di Michail Bulgakov. Ma dovrei citare anche La guerra di Troia di Lindsay Clarke, I versi satanici di Salman Rushdie, Shantaram di Gregory David Roberts e Il barone rampante di Italo Calvino. E Fiesta di Ernest Hemingway, che ha il finale più bello che io abbia mai letto.

12- Oggi c’è una diatriba aperta riguardo il mercato editoriale. Uno scontro tra piccole e grandi case editrici e il self-publishing. Cosa ne pensi?

È una realtà editoriale alla quale mi sono affacciato molto poco, anche come semplice lettore, quindi il mio è un parere da prendere con le pinze. Rimango comunque sicuro del fatto che sia un ottimo punto di partenza per coloro che hanno un manoscritto molto particolare e che quindi non può godere delle attenzioni di molte case editrici. O almeno, così sarebbe in un mondo ideale. Dei (pochi, ricordo) romanzi autoprodotti che ho letto, molti peccavano per una trama inconsistente e uno stile di scrittura davvero poco curato, e il prodotto finale finiva per essere molto deludente. Quindi sì... il mezzo è sicuramente molto utile e offre grandi opportunità, ma ci deve essere anche una certa coscienza da parte di coloro che ne usufruiscono, altrimenti si finisce per intasare il sistema stesso e offuscare coloro che meritano per davvero. È un qualcosa di simile a ciò che succede anche con Youtube, per certi versi: il semplice fatto che ci venga data l’opportunità di fare qualcosa, non è la prova che quella sia effettivamente la nostra strada.
Insomma, come ogni cosa ha i suoi pro e i suoi contro.

13- Chi è Giacomo Festi nella vita di tutti i giorni?

Un ragazzo come tanti. Un giovane ventiquattrenne che cerca di barcamenarsi in qualche maniera in un mondo che comprende sempre meno e che vuole realizzare a tutti i costi i propri sogni.

14- Scrivere é...

Tante cose. Ognuno scrive per diversi motivi e differenti necessità, guidate da particolari bisogni che, ovviamente, differiscono in base alla persona. Io, molto semplicemente, so solo che mi piace.

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